Recensione a cura di Beniamino Malavasi
Dietro alla copertina maliziosa; dietro al titolo ammiccante, c’è il potere.
Il potere della Passione, il potere del Desiderio, il potere dell’Amore.
Se “potere” vede tra i suoi sinonimi “potenza” e “supremazia”, cosa possiamo dire di “amore”?
Fervore, fiamma, fuoco ma, anche, desiderio, cupidigia, rapimento sono sostantivi che, sì, rendono l’idea ma non paiono soddisfare appieno la nostra indagine.
In effetti, scorrendo il vocabolario, scopriamo che “amore” è (tra l’altro): forte attrazione, anche sessuale, verso un’altra persona.
Chissà, forse è per questo che Qualcuno scrisse:
“Amor, ch’a nullo amato amar perdona”
Al contrario, sicuramente è per questo che Rosa Cozzi ha riportato nel suo “Diario” parole del tipo:
“L’amore non si sceglie
Ti sfonda la porta del cuore
E ti trascina da chi gli pare.”
(da “Tempi infiniti”)
Ma se l’amore è quella cosa che, come appena letto, ti sfonda la porta del cuore, rivelando, così, la sua potenza, la sua supremazia, perché qualificare come “erotico” il “Diario” che ne parla?
Semplice: perché “erotico” deriva dal greco erōtikós “proprio dell’amore sensuale”.
“Amore” come forte attrazione, anche sessuale, verso un’altra persona; “erotico” è aggettivo che qualifica l’amore sensuale. Ecco che il cerchio si chiude. Ecco il “Diario erotico” di Rosa Cozzi.
E vengono in mente gli stilemi dell’”amor cortese”.
Invero, è sufficiente fare una ricerca in rete per scoprire che:
“Tutto l’amor cortese era erotico in un certo senso, e non puramente platonico — i trovatori parlano della bellezza fisica delle loro donne e dei sentimenti e desideri che queste suscitano in loro. Tuttavia, non è chiaro ciò che un poeta dovrebbe fare: vivere una vita di desiderio perpetuo incanalando le sue energie per fini più alti, o dedicarsi alla soddisfazione fisica. Gli studiosi considerano entrambe le opzioni.”
Rosa Cozzi novella trovatora la quale parla a sé e parla a lui (al suo lui), usando il suo “Diario erotico” come porta spalancata sulla sua intimità:
“Caro diario,
in queste pagine ho riversato i miei pensieri più reconditi e, confidando ciò che sentivo, ti ho fatto partecipe dei miei desideri più intimi e ora, che sono nero su bianco, sento la mia anima denudata.”
Che altro aggiungere?
In effetti, anche a costo di apparire ridondanti, qualcosa da aggiungere ci sarebbe: la giusta chiusa a questo breve commento all’Opera di Rosa Cozzi.
“Amore possente, Amor
Che tutti apprender osi
Indomito signore,
e molle ti riposi
sovra la gota bella
di tenera donzella;
tu sovra il mar trascorri, e ti raccetti
pur negli agresti tetti;
né a te sottrarsi vale
nume alcun, né mortale;
e chi t’ha in petto, errando
va di ragione in bando.”
(Così Sofocle in “Antigone”)
Buona lettura.
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